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Esistono momenti della giornata in cui le incombenze si susseguono senza sosta non dandoti nemmeno il tempo di guardare l’orologio. La vita moderna è frenetica anche se a Nuoro lo è in misura decisamente minore rispetto alle grandi città.

Il lavoro assorbe la mente, le commissioni non attendono, le preoccupazioni stanziano. Odio queste giornate perché soffocano le mie fantasie e le mie aspirazioni. Sono abituato ad essere riflessivo nelle cose che faccio e quando spendo le mie energie nella convulsa attività giornaliera senza fermarmi un attimo a guardarmi intorno con gli occhi di un bambino rimango insoddisfatto del tempo che avanza.

Quando arriva la domenica mattina voglio che quel tempo sia interamente dedicato a me. Ho bisogno di liberarmi dal senso di oppressione maturato nei giorni antecedenti. E lo faccio magnificamente avventurandomi per le strade che conducono al nostro monte, il Monte Ortobene per essere precisi, il polmone verde che la natura ci ha regalato affinché lo preservassimo con la nostra presenza. Salire fin su in quei 6km e 700 metri circa che dividono la città dalla sua cresta infonde quel senso di libertà che durante la settimana sembra sfuggirci di mano. E Dio sa quanto bisogno c’è di riappropriarsene. Ne conosciamo a memoria i sentieri, non esistono tratti che conservano segreti, sappiamo quando diventa aspro e quando ci agevola addolcendosi un poco. A momenti si chiude avviluppandoci tra le sue sinuosissime curve rivestite dei colori intensi del suo fitto bosco, altre si apre mostrandoci le valli che lo circondano sino a rivelare in lontananza il mare nelle giornate limpide ripulite dal maestrale. Ed è meraviglioso quel senso di fatica che si prova mentre ci si inerpica con la fronte che gronda di sudore, con le pulsazioni che salgono, con i polmoni che si gonfiano e si sgonfiano ritmicamente, con le gambe che implorano una tregua.

Ma non ci si ferma. Lontani dai gas di scarico, dal rumore assordante dei motori, dalla monotonia di una pista…tutto diventa sopportabile, soprattutto la fatica del correre in salita. Quando arrivi in cima già ti manca quella strana sensazione, che quando c’è non vedi il momento che cessi ma quando cessa la rimpiangi, non senti più il respiro affannato del compagno di viaggio, ascolti il tuo corpo che torna pian piano alla normalità. Ti volti assorto tra mille pensieri e senti nel silenzio in quei mille metri di altezza che ti sei riappropriato della tua vita, della tua libertà, del tuo decidere autonomo….poi riprendi la discesa e nella mente fissi di già l’appuntamento per la prossima settimana…

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