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Pensavo che d’estate solo i grandi network non a pagamento stravolgessero, a fior di repliche e programmaci, i loro palinsesti. Invece ho notato che anche la piattaforma Sky non è immune dalle regole dell’audience pur avendo solo abbonati.

Questa sottigliezza la può notare solo un filoseriale quale è il sottoscritto che si è trovato nel volgere di poche settimane a subire il finale di stagione di tutte, ma dico proprio tutte, le sue serie preferite. Ma uno semplicisticamente farebbe notare che al finale di stagione di una serie segue l’inizio di stagione di un'altra. E la famosa frase: ”Non esistono più le mezze stagioni ha un senso anche per i telefilm?”. Non saprei. La realtà è così però con un distinguo non lieve. Le nuove serie del periodo sono quelle meno interessanti, non mi coinvolgono, non mi appartengono, non le sento mie e soprattutto vivono una sola, e torra, stagione in quanto negli USA gli ascolti decretano tutto…anche la non conclusione della serie stessa che viene interrotta brutalmente indipendentemente dalla qualità della stessa. Interrompere da quelle parti significa che se stanno girando ancora gli ultimi episodi li portano a conclusione infischiandosene di quello che era previsto dal soggetto e dalla sceneggiatura. La serie chiude e gli sviluppi prospettati non hanno più senso. Si smonta tutto alla faccia di chi aveva iniziato ad amare i protagonisti e le loro vicende. Ma negli Usa ciò che non incassa non va avanti.

Però in questo deserto televisivo, a meno che non si vogliano ripassare le passate stagioni delle proprie serie preferite, è saltata fuori una piacevole novità, l’unica. Non so spiegarmi la scelta commerciale di Sky perché i primi due episodi di “The Bridge” mi hanno messo l’acquolina in bocca. La serie è di quelle marchiate “Crime” cioè omicidi, serial killer, sventramenti etc. etc. ma a differenza di tutte le altre non ha la solita location!! Non è New York, Los Angeles, Miami etc. quelle metropoli che ci sembra di aver girato in lungo e in largo e di conoscere come se ci fossimo stati a lungo tempo. Quelle grandi città piene di luci, di vita, di colori. No, si svolge ai confini tra il Texas ed il Messico esattamente ad El Paso e a Juarez. Le due città praticamente formerebbero un'unica area se non fossero divise dal fiume Rio Grande, conosciutissimo da noi amanti del ranger più famoso d’Italia, difatti tante avventure di Tex si sono svolte proprio in questi luoghi vicino al deserto del Chihuahua. The Bridge è appunto il confine, il ponte che separa queste due città e questi due stati non solo fisicamente ma che le distingue come cultura, sviluppo, modi di vivere anche se le contaminazioni non mancano soprattutto quelle del malaffare e del degrado. La serie non lascia spazio al sorriso già dalle prime sequenze, è un po’ come un'altra che ho amato molto ambientata a Seattle “The Killing”, il tema si sviluppa intorno ad un omicidio per poi evolversi in mille rivoli fino a farli ritornare tutti insieme alla foce dove le verità emergeranno con una crudeltà unica e soprattutto inaspettata .Ma quello che più mi ha intrigato è la personalità dei due protagonisti, due detective diametralmente opposti. Ma non il solito cliché buono e cattivo, cazzone e serio, bianco e nero bensì una donna asperger incapace di provare sentimenti e con enormi difficoltà nel rapportarsi con gli altri e un uomo duro, passionale però, retto ma sicuramente sopraffatto dall’ambiente che lo circonda e che probabilmente lo ha reso disincantato nei confronti della società in cui vive. Forse, ma siamo solo alle prime puntate, questa perdita dei valori o il declino di qualche ideale che lo ha condotto ad una sorta di quasi rassegnazione nei confronti del marcio che è vivo e presente in questa città di confine, e che purtroppo è tollerato dai capoccia del distretto, troverà un sussulto di orgoglio proprio nell’indagine in corso nella quale un brutale omicidio, con cadavere a metà tra i due stati, sta facendo scoperchiare il silenzio che ha insabbiato le centinaia di scomparse di donne di quelle terre aride e desertiche. Inoltre i colori delle immagini che esaltano questa zona del mondo a lungo disabitata, brulla, assetata di acqua e probabilmente feconda solo per il malaffare e gli sporchi intrighi dei potenti di turno. Uomini che si trovano in sponde diverse che hanno in comune che tutto rimanga inalterato.

La freddezza della bella poliziotta incapace di tessere una qualsivoglia relazione con gli altri esseri viventi e la realistica consapevolezza di un uomo davanti all’indifferenza di una regione di fronte ad un ecatombe umana ha probabilmente bisogno di un altro ponte che li avvicini, che elimini le distanze siderali tra i due, che consenta di unire la passione brutale del primo con la assoluta dedizione al lavoro della seconda, maldestra e apparentemente inidonea a palesare un briciolo di sensibilità che la aiuti a prendere in considerazione i punti di vista di altre persone. The Bridge mi è piaciuto molto, non so come evolverà e se manterrà le aspettative di questo inizio di programmazione….ma in queste calde notti d’estate ha portato una piacevole ventata di aria fresca…

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