Questo sito web utilizza cookie tecnici necessari per il corretto funzionamento delle pagine; NON sono utilizzati cookie di profilazione finalizzati all'invio di messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dall'utente nell'ambito della navigazione in Rete. Il sito web consente l'invio di cookie di terze parti (tramite i social network). Accedi all'informativa estesa, per leggere le informazioni sull'uso dei cookie e su come scegliere quale cookie autorizzare. Cliccando sul tasto "Va bene, ho capito!" o proseguendo nella navigazione, si acconsente all'uso dei cookie. Diversamente è possibile leggere l'informativa estesa.

Con l’addio di febbraio sono divenuti due i mesi in cui ho potuto correre consecutivamente senza soste. Lo stop forzato dalle competizioni, ma in parte anche ricercato, e una condizione fisica a tratti precaria ha consentito di orientarmi verso una metodica d’allenamento differente rispetto alle annate passate.

Tredici anni! Tanti sono per un cross che resiste al tempo, che nonostante il mutare delle tendenze pare non invecchiare…anzi. Quando tredici anni fa venne organizzata la prima edizione lavoravo a Cagliari e correvo senza programmi di allenamento.

Negli ultimi anni ho scoperto di soffrire di una forma d’insonnia anomala, irregolare. In linea di massima prendo sonno abbastanza facilmente. In curva di minima lo stesso. Leggo sempre qualcosa prima di spegnere la luce dell’abat jour, amo concludere la giornata con i pugni di Tex Willer su qualche arrogante pezzo grosso di Flagstaff o Gallup,

Sono qui a pochi metri dal palco. Uno forse due non di più. Un palco minimalista. Piccolo, potrebbero starci quattro, cinque persone. Sei forse starebbero già strette. Una batteria essenziale al centro poco dietro, un piccolo piano color ebano senza coda proprio davanti a me. Ma la scelta di stare lì davanti a quel piano non è casuale.

Venerdì pomeriggio a Nuoro ci sono circa 27 gradi e un cielo azzurro terso che in molti credono che settembre sia diventato di 61 giorni. Il ritrovo è al solito in Via Paolo Rizzo 1 davanti alla Pineta per il rituale del caffè da Tildo. Ben inteso, il caffè sfornato in quel bel chiosco non è un granché, ma la location ha il suo indubbio fascino.

Nel nostro meraviglioso mondo c’è anche tanta opaca tristezza, tanta piccola miseria personale…scusate l’ossimoro, tanta incapacità di confrontarsi onestamente con se stessi e di riflesso, anche se secondariamente, con terzi ed accettare serenamente che il nostro fisico non sempre è in grado di conseguire con le proprie forze determinati obiettivi .

I miei affezionatissimi lettori si chiederanno dove ero finito? Niente di grave invero. Un periodo un po’ così ha affievolito la mia vena di aspirante scrittore. Succede. Non che non avessi voglia di raccontare, ma il mio umore del momento condiziona molto anche il modo di scrivere ed io non sono persona che riesce a parlare di cieli sereni quando fuori sta piovendo.

Ho riscritto l’apertura di questo breve resoconto una decina di volte. Oggi proprio non mi riusciva. E si che quando mi perdo nel mio spazio tempo non mi manca la vena, a volte forse retorica, di lasciare che le parole si susseguano con immediatezza e facilità. Però se rileggo quello che ho partorito ricambio tutto.

Scrivere è un po’ come allenarsi, come disputare una gara…una maratona. Ha i suoi alti e i suoi bassi. I suoi periodi di forma che si alternano a momenti in cui non si è condizione. Nel secondo caso vorresti fosse qualcun altro a scrivere le pagine dei tuoi racconti perché le parole non sempre escono e quelle che vengono fuori lo fanno in un modo che non è quello solito o comunque non è quello che hai in mente.

Ce l’avete presente l’ultimo fine settimana di agosto? Quello per intenderci che Autostrade Italiane ogni anno segnala come da “Bollino Rosso” per via dell’intenso traffico che andrà a verificarsi, visto il rientro dalla ferie degli italiani, con i soliti problemi di congestionamento stradale?

La settimana scorsa una domanda ha fatto il giro del pianeta, ben 40.000 km, e tra un Esopo ed un Fedro si è poi fermata nel punto da cui era partita: San Salvatore Monferrato(provincia Alessandria)! Fausto si chiedeva se non stessi enfatizzando troppo la mia opaca performance alla Nuoro – Monte Ortobene e chiudeva con una sorta di ben augurio per un pronto riscatto!

Ci vuole un cuore per costruire un sogno... Ma ne occorrono due affinché si realizzi! Questa frase estrapolata dal testo di una vecchia canzone, mai così tanto amata, di Marvin Gaye forse rappresenta meglio di tutte lo stato in cui mi trovo a convivere in questo periodo.

Pensavo che d’estate solo i grandi network non a pagamento stravolgessero, a fior di repliche e programmaci, i loro palinsesti. Invece ho notato che anche la piattaforma Sky non è immune dalle regole dell’audience pur avendo solo abbonati.

La chiave affinché l’allenamento produca risultati è dare costanza al tuo impegno. Se segui un programma d’allenamento finalizzato ad un obiettivo specifico, sia esso una distanza di mezzofondo su pista sia esso una maratona, devi entrare mentalmente nell’ottica che prima dei ritmi, dei tempi, delle performance è importante la continuità nel lavoro che svolgi.