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Cronache
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Ebbene si, purtroppo per voi, questa volta non posso risparmiarvi la mia testimonianza della trasferta ad Atene.

Avrei voluto già da tempo scrivere del mio progressivo avvicinamento al mondo dei runner, ma vuoi per carenza di tempo, vuoi per la pigrizia nonchè un po' di pudore, ho sempre rimandato l'appuntamento con la tastiera. Sono ormai lontani i tempi in cui, smessi per svariati motivi i succinti panni di nuotatore master, in una fredda serata di febbraio comprai dei caldi leggins tecnici, e inanellai sotto la pioggia un'oretta di giri al campo scuola. I dolori dei giorni successivi mi fecero convenire che, come al solito, nell'esordio avevo esagerato. La realtà era che l'attività aerobica con la sua carica di endorfine mi mancava terribilmente. Cominciai cosi a correre con un po di regolarità, spesso da solo, a volte con l'amico fidato, il compagno di cordata dell'altro grande morbo che assorbe il mio tempo libero, l'arrampicata sportiva. Correvo senza nessuna ambizione, puro relax in un'ottica di contenimento del peso corporeo in quella perenne lotta contro la gravità in cui eravamo coinvolti e di recupero attivo dopo i lunghi week-end verticalmente adrenalinici.

Ritmo blando per un'oretta massimo e il minimo sindacale era soddisfatto. Poi venne il giorno in cui uno degli amici, già runner cronico, mi disse “Ma visto che corricchi perchè non fai la Corri Nuoro? Così, giusto per divertimento, da non tesserato...”. Già pensando ad una improbabile scappatoia mi fermai un attimo a chiedermi “E già, perchè non la corri ?“. Fregato Alessandro.
Dopo la CorriNuoro, e un veloce passaggio da Mario Bitti per il tesseramento, conobbi Luigi e il gruppo che si allenava al Campo Scuola. Ma sopratutto venni stregato dall'amicizia che unisce i soci dell'Amatori Nuoro, dalla sua capacità di organizzare, lavorare e coinvolgere tutti nella realizzazione di splendide manifestazioni. Arrivò cosi l'Ora in Pista, la goliardica CorriPorcetto, la prima Mezza, la Corsa Rosa ma anche le ripetute e le salite. La parola innominabile, maratona, aleggiò a inizio estate 2015 ma io non me ne curai granchè, convinto che fosse un discorso a tre dal quale mi ero cautelativamente autoescluso. Troppo grande l'obbiettivo, troppo il volume di allenamento da svolgere, troppa l'intensità da affrontare sotto il caldo estivo, troppa la paura di fallire il primo appuntamento, troppo il tempo da sottrarre all'altra grande passione verticale, enorme la tenerezza e gli sfottò che inducevo nei miei amici/che climbers quando mi vedevano scalare dopo le ripetute in pista o scappare dalla birra serale perchè dovevo correre sul lungomare.

Troppi troppo, ma non abbastanza da farmi desistere. Troppo anche il fascino della regina dell'atletica e unica l'opportunità di affrontarla e condividerla in molti suoi aspetti con degli amici.
atene arriviDecisi di affrontare comunque la preparazione estiva, rimandando la decisione finale al momento dell'iscrizione-biglietti aerei. Si arrivò velocemente al dunque: e iscrizione sia. Si, ma dove?
Fummo combattuti tra la veloce e rassicurante Valencia, di cui mi ritrovai unico timido sostenitore, e La Maratona delle maratone: Atene. Quale più bell'esordio poteva esserci per un aspirante maratoneta?. All'entusiasmo per una gara di enorme prestigio nell'ombelico primordiale della civiltà occidentale, si alternava il terrore per i saliscendi e per quell'eterna salita di quasi 20 chilometri, spauracchio di esordienti e non. Il tempo volò e tra incoraggianti lunghissimi corsi in orari improbabili e lavori di rifinitura infrasettimanali, il buon Luigi ci condusse alle porte della settimana di scarico. Come sarà capitato a tanti, alle buone sensazioni iniziali subentrarono dei fastidi fisici, di cui vi risparmio i dettagli. Speravo fossero quegli alibi che il fisico ti crea per indurti cautele, quelli che provi a smorzare con ghiaccio, massaggi e taping vari. Atene a breve avrebbe dato il suo verdetto, e con le tante energie spese, un eventuale ripensamento non poteva essere preso in considerazione, anche al prezzo di arrivarci nastrato bicolore.

La città ci vede arrivare euforici e carichi di voglia di conoscere quanti più aspetti possibile, monumenti, cibo, gente, birre, e dal clima che ci regala sembra altrettanto contenta del nostro arrivo. Dopo una notte decisamente insonne e una buona colazione in hotel, un efficiente servizio navetta ci porta alle prime ore del mattino fino alla città di Maratona, punto di partenza. Osservando il percorso di andata sul bus mi rendo conto che il ritorno sarà più complicato delle aspettative. Identico ragionamento credo faccia il buon Vlady che con l'aiuto dell'unico occhio vigile, rielabora velocemente le accorte strategie che lo porteranno a essere 90° assoluto e 5° dei circa 400 italiani presenti. Quello che io capisco velocemente invece è che aspettavo la maratona da un sacco di tempo ma in realtà è la maratona che aspetta me, da almeno 2500 anni, e io a breve sarò nelle sue mani. Lo spettacolo offerto alla partenza dalle migliaia di partecipanti è grandioso ed emozionante, la musica è alta e i droni ci riprendono mentre Luigi scaglia per aria l'ultimo suo baluardo contro il freddo mattutino. La sua felpa volteggia per svariati metri fino alla faccia di un ignaro quanto sbalordito podista con gli occhiali. Ci occultiamo tra la folla scalpitante in preda alle risate e pochi secondi dopo aver visto svanire gli atleti del blocco 1, finalmente partiamo. I chilometri scorrono facilmente, Vlady forte del suo bel motore biologico è ormai lontano.

Noi tre corriamo insieme e nonostante non ci fosse nessun accordo palese sulle strategie individuali, abbiamo grande piacere a correre cosi'. Luigi ogni tanto mi guarda apprensivo, forse ha capito qualcosa che io non percepisco. Al 15°chilometro circa inizio a sentire un gran caldo al piede sinistro, cerco di distrarmi godendomi le due ali festanti del pubblico e le mani protese dei bambini verso le nostre. Passiamo alla mezza abbastanza regolari, ma il calore al piede diventa insopportabile, mi viene voglia di levarmi calze e scarpe. La mia corsa non è piu efficiente come prima e ormai al sali scendi iniziale si è sostituito un continuo “sali e basta” che ci porterà a svalicare al 32° km. Cerco di non guardare troppo il cardio ma rapidi sguardi e sensazioni mi fanno capire che la salita mi ha bruciato quasi tutta la benzina pregiata. La lieve discesa che ci accompagnerà al traguardo non riesco sfruttarla per niente, le gambe sono ormai pesanti e afflitte da dolori mai provati prima, il piede sinistro è in fiamme e sembra di almeno 3 numeri più grande.

Gli ultimi km sono un vero supplizio, un mix tra voglia di non mollare, tolleranza al dolore, volontà di non deludere se stessi e gli altri, e disperazione per aver perso le risorse per agguantare la posta. Sento gli incitamenti di Luigi e Alessandro e sicuramente sono le uniche energie che mi permettono di affrontare i rettilinei finali e l'ingresso in un Panathinaikos Stadium rombante, stretto nella morsa fraterna dei due amici. Con la pesante medaglia al collo cerchiamo Vlady e ci complimentiamo per la sua bella e intelligente prestazione. Il resto è stanchezza che lentamente lascia il posto alla festa, alla vacanza, alla felicità per aver portato comunque a termine una corsa con un finale personalmente devastante. Al di là del risultato sportivo di irrilevante portata, è bello constatare come amicizie di recente costituzione possano in breve tempo consolidarsi e elevarsi, quasi che ci conoscessimo da sempre.

Grazie Luigi, Ale e Vlady. Tanti buoni e veloci chilometri a tutti.

 

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