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Commenti sulle Gare
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Secci Gianfranco Cross di Gonnesa 2009
Eccoci qua, di primissimo mattino di fronte alla chiesetta di Santa Lucia al confine tra la provincia di Cagliari e la nuova del Medio Campidano. A distanza di una settimana esatta dalla Maratona la testa non aveva voglia di rimanere ad oziare in casa. L’animo in questi giorni è quello di chi trova stretto anche un ambiente ampio ed aperto. Fuggo dai miei pensieri. In Sardegna si svolge la quarta edizione della Gran fondo del Sulcis e in compagnia dell’amico Giuseppe decido d’incamminarmi per affrontarla in modo spensierato. Così non sarà. La giornata è umida, il cielo è velato e la temperatura segnerà punte di 20/23 gradi. Assenza di vento. Alla partenza siamo circa 170 atleti. Un gran bel numero considerata la concomitanza della Maratona di Roma che ha senza ombra di dubbio reso la partecipazione un po’ inferiore a quella che ci sarebbe potuta essere se questa manifestazione si fosse svolta qualche settimana prima. Il percorso lo conosco bene. Prima parte scorrevole, poi si sale per circa 10 km fino al 19esimo ed infine ultimo tratto in discesa spacca muscolatura fino all’arrivo in località San Pantaleo. Alla partenza sento di stare bene. Non corro da 7 giorni esatti. Il fondo c’è ma il fisico non credo abbia recuperato le energie. Il primo tratto lo corro insieme a Stefano Merella ad andatura abbastanza sostenuta, siamo sotto i 4 a km su di un terreno sterrato e molto ghiaioso. Dopo il sesto iniziamo a salire. La prima parte ti lascia comunque far correre le gambe ed il ritmo è sempre molto buono. Si corre su di un tracciato ricavato a ridosso delle montagne che caratterizzano il luogo. Molta macchia mediterranea, verde ovunque, il fiume che scorre sulla nostra destra. Insomma non possiamo lamentarci di ciò che la natura ci offre. Il tutto è molto suggestivo ed incantevole. Ma siamo qui per faticare e non per fare i turisti che immortalano i posti con le macchine fotografiche. Il primo rifornimento è al 7 km. Questa ritengo sia stata una grave mancanza. Solo 3 rifornimenti con acqua lesinata sono davvero insufficienti per una prova del genere. Non penso a me che comunque ritengo di avere livelli di sopportazione e adattamento elevati ma ai molti che impiegano il doppio dei nostri tempi per chiudere. Sono sempre dal parere che l’acqua è l’unico elemento sul quale non bisogna risparmiare. Costa pochissimo e deve essere distribuita in bottigliette per dare conforto all’atleta affaticato e non molto lucido che con il bicchiere a metà non riesce a soddisfarsi. La salita nel suo tratto più duro mi vede protagonista in positivo. Le gambe girano che è una meraviglia e raggiungo gli atleti del mio livello che erano partiti più pimpanti. Al 19esimo scollino con Tuveri di Assemini. Inizia la discesa e mi accorgo che avrei preferito continuare in salita. Dopo i primi 3 km a tutta birra sento le gambe solidificarsi. A due km dal fine vengo raggiunto da Dessi che terrà 30/40 metri di vantaggio insieme a Tuveri ma io in questo momento avrei bisogno di un distributore aperto in quanto la spia del carburante è bella che accesa. Ultimo km in totale sofferenza, superiore all’arrivo in Maratona, e i quadricipiti e polpacci mi lanciano le peggiori imprecazioni che si possano ascoltare. Ma giungo 13imo nel bell’arrivo preparato dalla Società di Santadi dove ad aspettarci c’è tantissima gente. Scorrono via via gli arrivi e noto che l’amico Ferillo viene battuto allo sprint dai ciuffi delle sue ascelle. Un arrivo indimenticabile. A vincere sarà Gianfranco Secci della società locale, che regola l'onnipresente Riccardo Devenuto e Pietro Brau entrambi dell'Atletica Goceano. Per le donne arrivo a braccia alzate per Simona Pili Cus Sassari, a seguire la triatleta Elisabetta Mosso dell'Amsicora e la nostra Alessandra Ceccarelli. Dopo le premiazioni, molto generose e ben curate, in cui non si può non ricordare l’atleta che dà il nome a questa prova, Armando Mandaresu, ci si sposta per il pranzo. Ad onor del vero decisamente sostanzioso e generoso ma a parer mio gestito con diverse pecche. La prima è sicuramente quella che chi corre questa prova dovrebbe avere una corsia preferenziale. Troppo dura e faticosa per sopportare un'altra 1h30 in piedi considerato la strana lentezza nella distribuzione. La gara come ho già scritto è a parer mio tra le più belle, se non la più bella, dell’intero sud Sardegna. Il percorso è ricco di fascino nonostante sia impegnativo e l’organizzazione merita una presenza ancora più numerosa e massiccia. Purtroppo però alcuni aspetti vanno sicuramente migliorati. In primis la gestione dell’acqua. Troppo sottovalutata. Ma la gara non è da sottovalutare anzi da premiare. Al prossimo anno.
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