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Rassegna Stampa
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Venerdì 31 dicembre 2010 - «La sentenza mi ha restituito l'onore» - Parla Massimo Zara il podista riabilitato dalla Fidal nazionale.  Ha ricominciato a correre. Quindi ha ricominciato a vivere. Massimo Zara, 51 anni, podista amatore e presidente dell'Amatori Nuoro, squalificato dal Giudice Unico Regionale, è stato clamorosamente riabilitato dalla Commissione Nazionale Giudicante.

«Quando con l'avvocato abbiamo udito la parola "assolti" abbiamo capito che ci avevano lavorato su. Dopo l'udienza di Cagliari ero prevenuto, ma a Roma abbiamo trovato una notevolissima professionalità. Il presidente Sergio Rosa ha dimostrato di conoscere perfettamente gli atti. Aveva studiato e mi ha detto: "conosciamo a memoria il vostro sito!". Una piccola società come la nostra ha posto un problema e ha avuto soddisfazione nella Fidal di Roma».
Ma perché ha osservato la sospensione, se sapeva che era illegittima?
«Il provvedimento lo abbiamo subito scoperto illegittimo, ma avevamo deciso che avremo risolto tutto secondo la giustizia sportiva».
Cosa è successo alla gara di Borore?
«Avevo visto che la sospensione non poteva durare più di 60 giorni, perciò scaduto quel termine alla prima corsa utile (cioè Borore) mi sono presentato. I giudici prima mi hanno dato subito il pettorale, poi hanno telefonato a qualcuno che ha letteralmente ordinato loro di non far partire la gara se io non mi fossi tolto il pettorale e altrimenti chiamare i carabinieri. Volevo assumermi la responsabilità, gareggiare sub iudice . Alla fine la famiglia del ragazzo alla cui memoria è dedicata la gara mi ha chiesto di soprassedere».
E tutto poi è filato liscio?
«No, perché questo ha causato il fallimento della gara. Anche gli altri podisti, per una forma di protesta, si sono levati il pettorale. Hanno capito che c'era un abuso di potere nei miei confronti»
Ora è pienamente soddisfatto?
«Sì e non solo per aver evitato la multa di mille euro che era pesante per noi. Sono stato messo in gioco dal punto di vista dell'onore anche se sembra una parola antica. Il G.u.r. Ariu mi ha definito un "pifferaio che trascina le persone", Lai "uno che lavora per destabilizzare l'attività dell'atletica in Sardegna". Sono stato attaccato sul piano morale, ma la sentenza ha evidenziato che sono giudice unico e presidente a non rispettare le regole».
Vicenda chiusa, quindi?
«Sì. Il nostro interesse è solo che le cose siano chiare, che si sappiano».
È vero che sul vostro sito sono apparsi insulti al presidente?
«Mai. Nel modo più assoluto, a meno che non si prendano critiche legittime come insulti. Il nostro forum è riservato agli iscritti, come un salotto dove gli amici discutono. Loro guardano dal buco della serratura, stampano e creano dossier. Lai mi ha fatto vedere il faldone che hanno. Mi ha confermato che fanno questo dossieraggio . Il loro webmaster mi ha rivelato che tra i suoi compiti c'è vedere sui siti come si parla della Fidal».
Quali sono le sue critiche alla Fidal?
«Come presidente mi sono permesso di rilevare che l'organizzazione della nostra Federazione è carente, non sono in grado di darci i servizi per i quali paghiamo».
Si sente di stringere idealmente la mano a Lai?
«Quello che ha fatto è pesante. Un paio d'anni fa eravamo in una situazione di colpa nei suoi confronti. Abbiamo chiesto scusa, riconosciuto gli errori. Ora io alla Federazione chiedo le scuse, poi potrò stringere la mano al presidente».

( c.a.m. )
Venerdì 31 dicembre 2010 - LA SECONDA PUNTATA
Arriva un nuovo deferimento

Sergio Lai, da trent'anni presidente della Fidal sarda, non si lascia abbattere dalla sentenza della Commissione Giudicante che ha annullato la condanna a zara e all'Amatori Nuoro con motivazioni pesantissime. «Abbiamo sbagliato la forma, ma resta il fatto che loro hanno organizzato una gara non autorizzata», ribadisce preannunciando il ricorso alla Caf.

Intanto, il 10 ottobre scorso, la Procura Federale ha inviato da Roma al Giudice Unico regionale un nuovo deferimento a Massimo Zara per i fatti che riguardano la corsa del 25 settembre a Borore. Il fiduciario dei giudici di gara, Maria Mannone aveva riferito i fatti alla Fidal sarda che ha chiesto l'intervento della procura. Le accuse sono di comportamento «contrario a ogni principio di buona educazione», lesivo «dell'immagine dell'atletica e della Fidal», con il quale Zara avrebbe «di fatto reso impossibile il normale svolgimento della manifestazione» e sarebbe venuto meno ai «principi di lealtà... sostenendo che il termine di sospensione alla quale era sottoposto era scaduto». In effetti, dalla sospensione (22 luglio) al giorno della gara (25 settembre) erano trascorsi più dei sessanta giorni (65, per la precisione) previsti dal regolamento federale come termine massimo per una sospensione in attesa di giudizio, per così dire.
Probabilmente è per questo che, quando Zara (che sostiene di aver avuto con se la lettera sospensione datata 22 luglio) non è stato ammesso alla gara, molti degli altri atleti schierati sulla linea di partenza sono stati solidali con lui e hanno protestato, strappandosi il numero pettorale e gettandolo via.
Spetterà ora agli organi di giustizia decidere sul caso, l'ennesimo negli ultimi anni che vede contrapposti la Fidal regionale e l'Amatori Nuoro. ( c.a.m. )
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